Il Golfo dei Poeti è un magnifico tratto della Riviera di Levante che offre un susseguirsi di stupende vedute marine.

Veduta del golfo

 

Qui si erge la splendida Porto Venere, che dal 1997 insieme alle isole Palmaria, Tino, Tinetto e alle Cinque Terre è stato inserito tra i patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.

Nei nostri week end, navigheremo nel Golfo e avremo modo di raggiungere e visitare Porto Venere, che sorge all'estremità meridionale di una penisola che forma la sponda occidentale del Golfo.


Porto Venere
, o più comunemente Portovenere, è un borgo di antichissime origini.


Porto VenereQueste vengono fatte risalire sino al VI secolo a.C. con la presenza dei popoli Liguri, tuttavia le prime datazioni storiche risalgono a Claudio Tolomeo (150 d.C.) e all'Itinerario Marittimo (Itinerarium Maritimum Imperatoris Antonini Augusti) dell'imperatore Antonino Pio del 161 d.C. dove viene segnalato il borgo tra le località di Sestri Levante e Luni.
Il nome del borgo (Portus Veneris) derivava da un tempio dedicato alla dea Venere Ericina, sito esattamente nel luogo in cui ora sorge la chiesa di San Pietro. Il nome era probabilmente legato al fatto che, secondo la tradizione, la dea era nata dalla spuma del mare, abbondante proprio sotto quel promontorio.


Di fronte al borgo di Porto Venere troveremo l'isola di Palmaria, da cui è separata da uno stretto braccio di mare detto Le bocche. Il suo territorio fa parte del comune di Porto Venere.
L'isola con la sua superficie di 1,89 km², è la più grande delle tre isole del Golfo della Spezia e dell'intero territorio ligure.
Canale di Porto Venere al tramontoI lati della Palamaria che si affacciano verso Porto Venere e il golfo della Spezia sono quelli più antropizzati e degradano dolcemente sino al livello del mare, ricoperti dalla tipica vegetazione mediterranea; il lato che guarda verso ovest, ossia verso il mare aperto, è caratterizzato invece da alte falesie a picco sull'acqua, nelle quali si aprono molteplici grotte.

La superficie dell'isola del Tino è interamente riservata a zona militare. Per tale ragione è possibile visitare l'isola solo in due occasioni all'anno: il 13 settembre in occasione della festa di San Venerio e la domenica successiva.

San Venerio, nato nell'isola della Palmaria, patrono del Golfo della Spezia visse in eremitaggio su quest'isoletta sino alla sua morte, avvenuta nel 630. In sua memoria sulla sua tomba fu costruito dapprima un piccolo santuario (VII secolo) e più tardi un monastero benedettino (XI secolo) i cui ruderi sono tuttora visibili sulla costa settentrionale dell'isola.

Torre ScolaIl Tinetto con i suoi circa 6000 m² di superficie è poco più di uno scoglio e conserva tracce della presenza di comunità religiose sul suo angusto territorio.
Nella parte più occidentale vi è infatti il rudere di un piccolo oratorio, risalente al VI secolo; spostandosi verso Est invece si trovano i resti di un edificio più complesso, una chiesa a due navate con celle per i monaci, costruita in varie fasi sino all'XI secolo e distrutta definitivamente dai saraceni.
Pochi metri a sud dell'isolotto, sulla sommità di uno scoglio semi-sommerso, un tempo incubo dei diportisti, è stata installata una statua di Stella Maris alta circa due metri.
Sul Tinetto è presente un rettile endemico assai raro, la lucertola Podarcis muralis tinettoi, (Lucertola muraiola del Tinetto).

Spostandoci verso il lato orientale del Golfo, incontreremo le limpide acque di una splendida baia, chiamata la Caletta di Maralonga. Questa baia situata tra la punta di Maramozza e Maralunga, ospita un vero e proprio gioiello sommerso.
Poco al largo della costa, infatti, il fondale custodisce i resti di una nave romana, risalente al I secolo d.C., affondata qui durante una traversata da Carrara alla Provenza, con il suo prezioso carico di marmo bianco. Con un’immersione subacquea è quindi possibile ammirare i resti della nave e di una sezione di colonna di grandi dimensioni (l’altra metà è conservata al Museo archeologico di Luni).

Proseguendo la navigazione, potremo ammirare la cittadina di San Terenzio, Lerici e il suo castello fino al bellissimo borgo di Tellaro.

Lerici, CastelloLe prime tracce del borgo di Lerici nella storia risalgono all'epoca etrusca, quando con tutta probabilità fu insediato un primo loro villaggio, intorno al VII secolo a.C, dopo la fondazione della futura città romana di Luni.
Nel tempo la particolare posizione geografica fece di Lerici un porto naturale, prima per i Liguri, poi per i Romani.
Ma è con la Repubblica di Genova che Lerici cominciò ad assumere un ruolo più importante. Dopo aver acquistato Porto Venere e averne fatto una base strategica per il controllo del golfo spezzino, Genova venne in possesso di Lerici, negoziando con i signori di Vezzano e di Arcola, che erano i feudatari della località.


Il castello di Lerici è considerato uno degli esempi più significativi di architettura castellana di tutta la Liguria. Si integra perfettamente con l'altura su cui è collocato, quasi fosse un naturale prolungamento della roccia.
Fu costruito a partire dal 1152 e subì numerose trasformazioni ad opera delle repubbliche marinare di Genova e Pisa che se ne contendevano la proprietà a causa della sua posizione strategica.
Solo nel 1555, il castello cominciò ad assumere l'aspetto attuale, quando, per volere dell'Offizio di San Giorgio, vennero ultimati i lavori e, per suggellare l'evento, venne fatta appendere una lapide ancora oggi visibile sulla porta d'ingresso.

Tellaro
Tellaro è stato recensito come uno dei borghi più belli d'Italia. il paese è un piccolo borgo marinaro, arroccato su una scogliera che si affaccia sul Golfo della Spezia. Meta di molti artisti italiani e stranieri, Mario Soldati vi ha trovato dimora nei lunghi anni della propria vecchiaia.

Tra le più famose leggende, quella che racconta il salvataggio di Tellaro da un attacco notturno dei pirati saraceni, nel medioevo, ad opera d'un polpo gigante che destò la popolazione suonando a martello le campane della chiesa.
Il nome Tellaro potrebbe derivare da “tela” per i commerci di tele e stoffe, o dal latino telus ad indicare il dardo, la freccia usata per la difesa, o addirittura dall’etrusco o paleo-ligure tular che significa “confine del villaggio”.  

 

 

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